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Dai lavori con Pasolini ai viaggi in Vietnam e lungo la Puglia: addio a Cecilia Mangini, la prima documentarista italiana

Aveva 93 anni ma l'energia e il modo di vestirsi sobrio di una ragazza dallo sguardo curioso. È stata pioniera e maestra del cinema, un'intellettuale sempre in movimento capace di raccontare l'Italia come pochi

Cecilia Mangini non è solo stata la prima documentarista italiana, per tanti è stata la migliore. Una donna straordinaria, minuta, dall’energia e il modo di vestirsi sobrio di ragazza dallo sguardo lucido e profondo, di intellettuale che ha attraversato il nostro tempo. È morta giovedì 21 gennaio a 93 anni a Roma, dove abitava da tempo. Ma era pugliese, di Mola di Bari,cresciuta tra la terra di suo padre e Firenze, città di origine della madre. E alla Puglia, alla sua terra, al viaggio oltre i confini dell’Ofanto, alla vita dei contadini divenuti operai del petrolchimico di Brindisi o dell’allora Italsider di Taranto, alle condizioni di vita della Grecìa salentina degli anni Sessanta, ha dedicato dei documentari da maestra della cinepresa e della macchina fotografica quale era.

Cecilia Mangini ha lavorato, tra gli altri, con Pierpaolo Pasolini, e il marito, regista, Lino Del Fra. Le loro prime opere sono dedicati alle periferie, agli emarginati degli agglomerati urbani che crescevano a dismisura negli anni del boom economico, come in Ignoti alla città, ispirato proprio a Ragazzi di vita di Pasolini. Il suo sguardo verso le giovani generazioni e le evoluzioni del nostro Paese è stato attento e ricco di curiosità non comuni. Nel suo lungo percorso anche di militante del Pci, si contano un viaggio straordinario per raccontare il Vietnam del ’65. A lei e alla sua testimonianza il regista salentino Paolo Pisanelli ha dedicato Due scatole dimenticate, documentario con protagonista la sua incredibile esperienza nel Paese asiatico. E ancora i documentari sulla condizione della donna a cavallo di quegli anni o All'armi siam fascisti, lavoro che recuperava dagli archivi immagini d’epoca e inedite montate con ritmo ed efficacia sorprendenti per raccontare l’ascesa del fascismo in Italia fino ai riverberi del governo repubblicano di Tambroni. All'armi siam fascisti è stato proiettato in una sezione speciale a lei dedicata nell’edizione del Bifest di Bari del 2016, cui presenziò.

Fu un’intera retrospettiva realizzata dal più importante festival del cinema in terra di Puglia, servita anche a restituire a una delle più grandi intellettuali e personalità artistiche contemporanee l’omaggio che meritava. Come una puntata Rai de I dieci comandamenti del 2018 di Domenico Iannacone e In viaggio con Cecilia, documentario attraverso la Puglia del 2013 girato assieme a Mariangela Barbanente, nel quale interrogava i giovani tra i locali serali di Brindisi, cui domandava perché non si ribellassero all’inquinamento e alla condizione di sfruttamento, chiedendo diretta: “Chi te lo ha impedito di informarti?”. E come le parole di chi la ricorda assieme alla sua interminabile curiosità dopo la notizia della sua scomparsa.


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