Ascolto e assistenza per le vittime di maltrattamenti, "Così aiutiamo le donne a uscire dalla violenza"
Il ruolo dei Centri antiviolenza nell'assistenza alle donne che subiscono abusi e violenze. L'esperienza delle operatrici del Cav 'Il Melograno': "Lavoriamo sulla consapevolezza"
Non esistono differenze d'età, di estrazione sociale, "perchè il ciclo della violenza è sempre lo stesso, sempre uguale". Così come simili tra loro sono le storie delle donne che subiscono maltrattamenti. Dinamiche che si ripetono, con la violenza che prima ancora che fisica è psicologica, e porta la vittima a chiudersi in sè stessa, a perdere fiducia. Spesso a subire per anni, prima di trovare la forza di denunciare, per la paura di non farcela da sola, o di subire il giudizio altrui. Una mossa, quella della richiesta di aiuto, che nella gran parte dei casi arriva solo quando la donna sente di rischiare la vita, o vede i propri figli in serio pericolo.
Il supporto dei Centri Antiviolenza
In Puglia sono in tutto 21 (dati 2016) i Centri antiviolenza che quotidiamente offrono supporto alle donne vittime di maltrattamenti. Uno di questi è 'Il Melograno', gestito dalla cooperativa 'Comunità San Francesco', che nel territorio della provincia barese opera in diversi Comuni tra cui Conversano, Mola, Triggiano, Putignano, Gioia del Colle, Grumo Appula.
"Quando una donna si rivolge a noi - spiega Cecilia Teofilo, assistente sociale del centro - effettuiamo un colloquio di primo accesso con
Le iniziative per la 'Giornata internazionale contro la violenza sulle donne'
Il Centro ascolto maltrattanti
Accanto al sostegno alle donne vittime di violenza, di recente la cooperativa 'Comunità San Francesco' ha anche attivato un servizio che si rivolge invece a chi invece ha compiuto i maltrattamenti, e sia realmente deciso ad intraprendere un percorso di cambiamento. Nasce così il 'Centro ascolto maltrattanti', ugualmente dotato di un numero dedicato (348/6115981). "Siamo convinte - spiega Stefania Giannoccaro, psicologa - che per poter comprendere un fenomeno in maniera globale, anche in ottica di prevenzione, sia necessario lavorare anche sull'uomo. Certo, si lavora sul percorso di uscita dalla violenza della donna, ma se l'uomo rimane un maltrattante, magari ripeterà gli stessi comportamenti in nuove relazioni, con altre donne". "Attraverso il percorso, cerchiamo di far emergere e di far comprendere a questi uomini come i loro comportamenti affondino radici in stereotipi radicati sulla relazione uomo-donna".
I progetti sperimentali in carcere
Nella stessa direzione si muovono anche i progetti sperimentali rivolti a uomini già detenuti per fatti di violenza o maltrattamenti. Come quello realizzato nel carcere di Bari insieme all'Uniba. "Si è trattato di un progetto suddiviso in tre fasi - spiega Roberta Zonno, assistente sociale del Cav 'Il Melograno' - che ha coinvolto psicologi, psicoterapeuti, educatori, assistenti sociali. Nelle prime due fasi abbiamo trattato i temi della personalità, della gestione delle emozioni, mentre nell'ultima ci siamo concentrati sugli aspetti di risocializzazione, sul reinserimento sociale e lavorativo, soffermandoci anche su aspetti concreti come la creazione e aggiornamento del cv, la ricerca di un lavoro, la gestione di un colloquio".
Contro gli stereotipi: il lavoro di sensibilizzazione nelle scuole
Ma la lotta alla violenza di genere passa anche attraverso l'opera di sensibilizzazione nei confronti di coloro che saranno gli adulti di domani. Nascono da qui gli incontri e i laboratori nelle scuole (dalle elementari alle superiori), promossi autonomamente dal Cav o attivati nell'ambito del Programma antiviolenza della Regione Puglia. Al centro degli incontri, temi com il bullismo o gli stereotipi di genere. Uno degli appuntamenti più recenti si è tenuto nell'istituto 'Vito Sante Longo' di Monopoli in collaborazione con il centro Safiya di Polignano e l'associazione monopolitana 'Progetto Donna'. "Lo scopo delle attività - spiega Isabella Gimmi, psicologa - è proprio quello di sfatare gli stereotipi e rendere i ragazzi consapevoli di come poi essi si alimentino nella società, di quanto siano presenti". L'obiettivo, dunque, è anche quello di fornire ai ragazzi gli strumenti per riconoscere determinati fenomeni collegati alla violenza. Ed è anche accaduto che proprio questi laboratori siano serviti a far emergere casi di maltrattamenti. Come quello di una ragazzina di 16 anni che da tempo viveva una relazione violenta con il fidanzato, e che a partire da un incontro a scuola ha trovato la forza di chiedere aiuto.