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Virginio Gazzolo rilegge Dante al Teatro van Westerhout di Mola di Bari

Al Paese Italia è dedicata la «rilettura d’attore» del «De Vulgari Eloquentia» di Dante Alighieri che Virginio Gazzolo presenta per la Stagione Teatrale della Compagnia Diaghilev, sabato 5 maggio (ore 21), al Teatro van Westerhout di Mola di Bari (info e prenotazioni 3331260425 oppure 3471788446).

Gazzolo, che tenne a battesimo il progetto in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia con la direzione scientifica dell’Accademia della Crusca, dà voce al sommo poeta e alla «pantera dall’alito profumato», la lingua italiana, che all’inizio del Trecento iniziava ad aggirarsi per le nostre regioni.

Dante inizia la caccia, su e giù per la penisola, dialetto per dialetto, alla ricerca del più nobile ed efficace in grado di unificare il parlare di tutti gli italiani. Quale merita il titolo? Nessuno, dice il sommo poeta. E con divertita malizia fa ascoltare gli «ignobili barbarismi» del Lombardo, Siculo, Romagnolo, Apulo e di molti altri. Dante esplora quattordici regioni, inutilmente. E ne ha anche per il dialetto toscano, che definisce «un turpiloquio da ubriachi». Gli italiani sono destinati a intendersi poco e male. E, divisi dalla lingua, a restare un insieme di genti sospettose l’una dell’altra. Tuttavia, Dante ha una sua trappola per acciuffare la sfuggente belva linguistica. E la trappola si chiama poesia. Perché, dice Alighieri, senza il paziente lavoro dei poeti sulla parola, una lingua non nasce. E senza una lingua comune un popolo non esiste. Dunque, non può nascere una nazione.


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