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"Giga Mensch": in scena a Molfetta una nuova produzione internazionale del Carro dei Comici

Un progetto teatrale e coreutico che parte da alcune delle più belle pagine della letteratura moderna e contemporanea della tradizione albanese, italiana e spagnola, intrecciandone storia e poesia. Tutto questo, e molto altro ancora, è Giga Mensch, una nuova produzione della compagnia Il Carro dei Comici, nata nell'ambito del progetto di “Internazionalizzazione della ricerca teatrale e coreutica 2016”, promosso dal Teatro Pubblico Pugliese.
Giga Mensch («Giganti storie non all'altezza») andrà in scena sabato 28 maggio, alle 21, al Teatro del Carro di Molfetta (via Giovene 23, infotel: 349.23.80.823 – 349.37.95.729), ed è uno spettacolo scritto e ideato da Francesco Tammacco, con le coreografie flamenche di Ramòn Rama Martinez (uno dei più apprezzati bailaores internazionali) e Daniela Mezzina, per la regia di Tammacco e del regista teatrale albanese Miltiadh Kutali, Professore Ordinario dell'Università delle Arti di Tirana.
Gli interpreti sono Francesco Tammacco, Mariella Parlato, Pantaleo Annese, Benedetta Lusito, Cosimo Boccassini, Felice Altomare, Fabiana Aniello, Valeria Angione, Patrizia Colonna, Claudia Castriotta, Francesco Consiglio, Francesco de Palma, Leonardo Mezzina, Melissa Nardiello, Daniela Rubini, Vincenzo Raguseo, Marco Sallustio, Laura Scardigno, Michele Spadavecchia. Al canto e alla chitarra flamenca, rispettivamente, Rosarillo e Davide Cervellino.
In questo progetto di internazionalizzazione, dunque, Italia, Spagna e Albania sono state fuse in maniera virtuosa dalla compagnia del Carro dei Comici, guidata da Tammacco: oltre a chi ha curato e sta lavorando da settimane all'allestimento, lo spettacolo intreccia la drammaturgia del poeta spagnolo Federico García Lorca (con le sue opere teatrali più famose, Nozze di sangue e La casa di Bernarda Alba), di Luigi Pirandello e I giganti della montagna e infine del celebre intellettuale albanese Jacov Xoxa: il suo romanzo Il fiume morto, censurato dal regime, denuncia con una straordinaria allegoria i totalitarismi più aspri e violenti.


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