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Laboratorio Beethoven - coro e orchestra ico suoni del sud Piero Rotolo, pianoforte

LABORATORIO BEETHOVEN: dalla Fantasia corale alla Nona
CORO E ORCHESTRA ICO SUONI DEL SUD
Benedetto MONTEBELLO, direttore
Piero ROTOLO, pianoforte

Fu lo stesso Beethoven a riconoscere in una lettera la parentela tra la Fantasia corale e la Nona, perlomeno per quanto riguarda l’utilizzo della stessa melodia con la quale il genio di Bonn molti anni dopo la Fantasia musicò l’Inno alla gioia di Schiller per concludere, con un inconsueto tripudio corale, l’ultima sua titanica pagina sinfonica. Relazione che viene sottolineata dal pianista Piero Rotolo e dall’Orchestra Ico Suoni del Sud diretta da Benedetto Montebello in un concerto tematico nel quale le due opere vengono messe confronto in una riduzione cameristica interamente strumentale. La Fantasia per pianoforte, soli, coro e orchestra in do minore op. 80 venne composta da Beethoven in tempi molto rapidi, in occasione del concerto del 22 dicembre 1808 al Theater an der Wien a conclusione della presentazione di altre opere allora inedite e diventate ben presto celebri come la Quinta Sinfonia e la Sinfonia Pastorale, il Quarto Concerto per pianoforte e orchestra e arie della Messa in do. Una composizione, la Fantasia corale, che fece da laboratorio di prova per il quarto movimento della futura Nona Sinfonia. Infatti, il tema che si presenta dopo l’Adagio iniziale è molto simile a quello dell’Inno alla gioia posto come finale della Nona, ma con i versi di Christoph Kuffner, ugualmente improntati come quelli di Schiller a trasmettere un messaggio di pace e speranza per l’umanità. In questo senso la Fantasia corale può essere letta come una sorta di «prova generale» della Nona. Tra l’altro, la strada che porta all’ultima sinfonia di Beethoven parte da lontano. In una lettera del 1793 inviata dal consigliere di stato Fischenich alla figlia di Schiller già si accenna alla volontà del giovane compositore di musicare l’ode Alla gioia del poeta tedesco. Così come l’idea sonora è già presente in un Lied del 1795 che si conclude, infatti, con una melodia (Amore reciproco) dodici anni dopo passata nella Fantasia op. 80 e quindi, con alcune trasformazioni, nell’ultimo movimento della Nona, quando i versi di Schiller, amati da Beethoven fin dalla giovinezza, prendono finalmente il sopravvento su altre ipotesi, unendosi a quel tema arrivato da lontano. Per cui si può ben dire che a differenza delle sinfonie precedenti, nate in maniera «scultorea», sgrossando e chiarificando un’unica idea monolitica, la Nona si può considerare il risultato di una stratificazione geologica nella quale si è a lungo sedimentata una geniale intuizione.


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